Questo Congresso non s’ ha da fare!

La nostra storia si svolge in quel lembo di terra percorso da quel ramo del fiume Magra che volge a Mezzogiorno tra due catene non interrotte di monti, fino ai seni e golfi del Mar Ligure.

Un cuscinetto di terra  tra Emilia Liguria e Toscana, una terra di 100 castelli che ha nel suo Dna, e da sempre rivendica, il diritto di scegliere con autonomia, libertà e trasparenza con chi contrarre matrimonio, con chi stare e da chi farsi amministrare mal sopportando le prevaricazioni esterne degli invasori di turno.

Tutto comincia quando Don Rodrigo, segretario Fiorentino, approfittandosi di Don Abbondio, consigliere locale, e confidando nel sempre più diffuso Don Abbondismo contemporaneo, deboli “[…]vasi di terracotta costretti a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro[…]”, per scommessa, per prepotenza, per far piacere all’ “Innominabile Capo”, non esita nel mandare i suoi sgherri, i suoi “Bravi” Commissari a imporre il proprio scellerato dominio senza rispetto per gli usi e costumi e le autonomie del territorio. Facendosi aiutare in questo da Azzeccagarbugli che nell’ombra e nell’ imbroglio partoriscono trucchi per sciogliere assemblee, prevaricare scelte popolari, unire e dividere, togliere e assegnare simboli.

Poco importa se l’esito di questa prevaricazione, gestito da persone che non hanno saputo ascoltare, si è già rivelato, qui e da tante altre parti, solo una sconfitta generale, una rivolta popolare, un fuggi fuggi generale dalla casa che tutti avevano contribuito a costruire.

Importante e’ solo eseguire gli ordini, far chinare il capo, far obbedire chi dissente e raggiungere lo scopo per cui si era stati mandati: Non potete scegliere da soli! “Questo Congresso, libero e trasparente, non s’ ha da fare!”. E se qualche impavido Fra Cristoforo si oppone, verrà sospeso ed espulso.

E allora Don Rodrigo chiede aiuto direttamente all’Innominato, potentissimo e sanguinario Padrone, che però da qualche tempo, forse anche per il consenso popolare in repentina caduta, sta riflettendo sulle proprie responsabilità, sulle vessazioni di cui si è reso autore o complice per attestare la propria autorità sui signorotti del suo partito, al di là della legge,  contro il senso della storia.

 Contro il regolare svolgimento del Congresso arrivano nuovi “Bravi”, che non esitano a dettare regole fatte apposta per permettere a losche nuove figure di inquinare il regolare svolgimento del matrimonio, che  cancellano, duplicano, certificano a loro discrezione, che nottetempo rapiscono Lucia, e l’urna con tutte le sue tessere, che nel tragitto si riproducono e lievitano.

Povera Lucia! Nelle mani della Monaca di Monza “colpevole non meno che vittima, in un gorgo di menzogne, intimidazioni, ricatti – proferiti e subiti – e complicità.., che ha preso i Voti senza poi Rispettarli, signora della Filanda dove si ricama e trama per produrr e tessere in quantità industriale ”.

Cosa possiamo sperare?

Nella conversione dell’ Innominato,  se pur per interesse e non per coscienza?

Nella PESTE!

Meglio la PROVVIDENZA.

Dopo un lungo dibattere e cercare insieme, conclusero che i guai vengono bensì spesso, perché ci si è dato cagione; ma che la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani, e che quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore”.

 

CarraraTrePuntoZero

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *