La Conversione dell’ Innominato

 

Delibera 034_2017 Certificazione anagrafe Massa Carrara

 Per la prima volta, da un anno a questa parte, una richiesta  del Territorio non viene cassata a priori dagli Organi Regionali e Nazionali del PD ma viene recepita come legittima e ragionevole: il Tesseramento 2017 di Massa Carrara, gestito dal Commissario straordinario On. Vazio e dalle Figure Istituzionali (Martina Nardi e Giacomo Bugliani) invece che dai Segretari di Circolo NON E’ CORRETTO  e CERTIFICABILE, accettando la tesi della Commissione Provinciale.

Che sia un segno della Provvidenza Divina e ci sia una Conversione in Atto?

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LA PESTE

Scoppiata nel 2017 fu il culmine di una serie incredibile di avvenimenti assai poco piacevoli accaduti in quegli anni nel PD. Infatti precedentemente c’erano stati la crisi economica che aveva generato malcontento e voglia di cambiamento, e poi c’era stata la guerra per la successione al Comune di Carrara e Massa. E proprio questa guerra è stata la causa di questa epidemia.
Infatti Don Rodrigo il Fiorentino aveva assoldato per vincere la guerra, e sottomettere  Carrara e Massa, un famoso esercito di mercenari, i LAnzichenecchi (che noi rinomineremo modificando la prima nota) , soldati, e comandanti commissari che godevano di una pessima fama, visto che dove passavano portavano distruzione, e, spesso e volentieri, gravi malattie. I Renzichenecchi, uniti  solo dal desiderio di rottamare l’esistente per sostituirsi nei posti di comando, si rivelarono una autentica sciagura. Privi di qualsiasi competenza e autorevolezza sul territorio la loro azione si risolse solo nel tagliare tutti i legami tra chi li aveva mandati e il territorio e il popolo del quale cercavano il consenso.

FURONO LA PREVARICAZIONE E LA PREPOTENZA A CAUSARE LA PESTE

 I Renzichenecchi per arrivare a Massa dovettero prima passare da Carrara, e la lasciarono depredata e sempre più impoverita in mano a primitive orde dal simbolo pentastellato. Questa tremenda malattia all’ inizio non venne tenuta in considerazione, ma quando ci si rese conto che aveva causato la fine del Pd di Carrara,  tanti cittadini cominciarono a chiedersi che qualcosa non andava per il verso giusto. 

Don Rodrigo la classificò come una normale “febbre”, quasi una cosa da niente, una ridicola “congrega anarchica”.
Eppure la peste aveva attecchito in Toscana: a Livorno e poi a Arezzo, Grosseto Sansepolcro, Montevarchi, Viareggio, Anghiari, addirittura a Cascina e a Sesto Fiorentino e poi Pistoia e Carrara, aiutata dalle scarse condizioni di trasparenza e democrazia e dalla carestia di idee e contenuti. Sparirono così moltissimi sostenitori, e alla fine ci si convinse, sbagliando, a prendere decisioni sempre più autoritarie anziché rispettose e rispettabili. Le Commissioni di Garanzia (del Granducato di Toscana), pensando di sconfiggerla, intervenirono pesantemente nella gestione delle  processioni e dei riti Congressuali, ottenendo però effetto contrario a quello previsto: infatti, coinvolgendo impropriamente tutta quella gente, contagiata e no, informata e no (alcuni anche a loro insaputa), si allargò l’epidemia, e anche Massa fu in preda alla peste.

Non c’ era medicina per la peste: chi gli si opponeva o veniva espulso oppure nel migliore dei casi sospeso.  Nella stragrande maggioranza dei casi, però, a rimanerci secco era solo il PD. Il contagio si estese: alla Sicilia. Una strage di queste dimensioni non si era mai vista, impossibile minimizzarla e considerarla come un fatto già scontato e previsto. In Sicilia a morire non fu solo il consenso numerico, ma a scomparire, non solo nell’isola ma in tutta la penisola, fu proprio il senso di cittadinanza e di appartenenza dentro il PD.

NON SOLO NON SI ERA PIU’ GOVERNO MA NEMMENO OPPOSIZIONE!

Dopo 10 anni si era tornati all’ inizio: ad essere Il NULLA!

 

 

L’epilogo

La malattia, incomprensibile per gli “scienziati” del tempo, suscitò reazioni irrazionali.

Vennero  istituiti degli ospedali, i lazzaretti, dove si tentava di curare i malati terminali, e un corpo speciale di figure istituzionali ormai immuni alla peste, perchè dopo averla contratta per diverso tempo ne erano ormai assimilati,  detti “monatti”, che venivano comprati e pagati per portar via i corpi dalle case e dai circoli e seppellirli in fosse comuni. Costoro, però, spesso si approfittavano della loro autorità, e derubavano le case dei morti. Per questo motivo erano visti male dai cittadini.

Si temette che la peste venisse diffusa da emissari del nemico, i cosiddetti untori.

La peste mietè vittime a migliaia soprattutto a sinistra. Venne istituito il Lazzaretto, affidato ai Cappuccini.

Don Rodrigo si ammalò. Renzo (al singolare)  ritenuto che la situazione di Milano rendesse impossibile il suo ricordo, raggiunse la città in cerca di Lucia.

Renzo (al singolare) venne scambiato per un untore, ma si salvò arrivando al Lazzaretto.

Renzo (al singolare)  nel Lazzaretto trova padre Cristoforo, tornato per assistere gli appestati, che gli mostra don Rodrigo morente, esortandolo al perdono.

Renzo (al singolare)  ritrova Lucia, e padre Cristoforo la scioglie dal voto: ora si può sposare.

Lucia deve restare al Lazzaretto per la quarantena. Renzo (al singolare)  esce per predisporre ogni cosa.

Saputo che don Rodrigo era morto, –  morti anche padre Cristoforo e donna Prassede – don Abbondio, non vedendo più nemici intorno a lui, torno a essere quello che aveva sempre saputo di essere: un semplice curato  di periferia e  si adeguò a celebrare le nozze.

La Monaca di Monza fu condannata al carcere a vita e murata viva in una cella. Gli Azzeccagarbugli si fecero una nuova legge (elettorale) ad hoc e, un pò di qua e un pò di là, rimasero a galla anche questa volta .

Gli sposi però andarono a vivere a Bergamo, dove si daranno all’attività della seta comprando un filatoio.

Del PD se ne perse la memoria.

 

 

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Questo Congresso non s’ ha da fare!

La nostra storia si svolge in quel lembo di terra percorso da quel ramo del fiume Magra che volge a Mezzogiorno tra due catene non interrotte di monti, fino ai seni e golfi del Mar Ligure.

Un cuscinetto di terra  tra Emilia Liguria e Toscana, una terra di 100 castelli che ha nel suo Dna, e da sempre rivendica, il diritto di scegliere con autonomia, libertà e trasparenza con chi contrarre matrimonio, con chi stare e da chi farsi amministrare mal sopportando le prevaricazioni esterne degli invasori di turno.

Tutto comincia quando Don Rodrigo, segretario Fiorentino, approfittandosi di Don Abbondio, consigliere locale, e confidando nel sempre più diffuso Don Abbondismo contemporaneo, deboli “[…]vasi di terracotta costretti a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro[…]”, per scommessa, per prepotenza, per far piacere all’ “Innominabile Capo”, non esita nel mandare i suoi sgherri, i suoi “Bravi” Commissari a imporre il proprio scellerato dominio senza rispetto per gli usi e costumi e le autonomie del territorio. Facendosi aiutare in questo da Azzeccagarbugli che nell’ombra e nell’ imbroglio partoriscono trucchi per sciogliere assemblee, prevaricare scelte popolari, unire e dividere, togliere e assegnare simboli.

Poco importa se l’esito di questa prevaricazione, gestito da persone che non hanno saputo ascoltare, si è già rivelato, qui e da tante altre parti, solo una sconfitta generale, una rivolta popolare, un fuggi fuggi generale dalla casa che tutti avevano contribuito a costruire.

Importante e’ solo eseguire gli ordini, far chinare il capo, far obbedire chi dissente e raggiungere lo scopo per cui si era stati mandati: Non potete scegliere da soli! “Questo Congresso, libero e trasparente, non s’ ha da fare!”. E se qualche impavido Fra Cristoforo si oppone, verrà sospeso ed espulso.

E allora Don Rodrigo chiede aiuto direttamente all’Innominato, potentissimo e sanguinario Padrone, che però da qualche tempo, forse anche per il consenso popolare in repentina caduta, sta riflettendo sulle proprie responsabilità, sulle vessazioni di cui si è reso autore o complice per attestare la propria autorità sui signorotti del suo partito, al di là della legge,  contro il senso della storia.

 Contro il regolare svolgimento del Congresso arrivano nuovi “Bravi”, che non esitano a dettare regole fatte apposta per permettere a losche nuove figure di inquinare il regolare svolgimento del matrimonio, che  cancellano, duplicano, certificano a loro discrezione, che nottetempo rapiscono Lucia, e l’urna con tutte le sue tessere, che nel tragitto si riproducono e lievitano.

Povera Lucia! Nelle mani della Monaca di Monza “colpevole non meno che vittima, in un gorgo di menzogne, intimidazioni, ricatti – proferiti e subiti – e complicità.., che ha preso i Voti senza poi Rispettarli, signora della Filanda dove si ricama e trama per produrr e tessere in quantità industriale ”.

Cosa possiamo sperare?

Nella conversione dell’ Innominato,  se pur per interesse e non per coscienza?

Nella PESTE!

Meglio la PROVVIDENZA.

Dopo un lungo dibattere e cercare insieme, conclusero che i guai vengono bensì spesso, perché ci si è dato cagione; ma che la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani, e che quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore”.

 

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