Commissario Lei è qui con un Peccato Originale!

Commissario Lei è qui con un Peccato Originale!

Il PD di Carrara ha diritto di sapere perché NON FA LE PRIMARIE se è stato mandato perché non si facevano?

“Appare evidente che il vero motivo del Commissariamento consiste nella volontà del PD Regionale di individuare discrezionalmente, secondo logiche fiorentine, il Sindaco di Carrara contro la scelta del PD di Carrara e quindi per motivazioni politiche e non statutarie. Pare altresì chiaro, per espressa indicazione del commissario, l’idea di proporre una soluzione amministrativa che vada in continuità con l Amministrazione Zubbani evidentemente considerata di gradimento per i nostri concittadini.”

Ciò è e sarà motivo di lacerazione! con la stragrande maggioranza del PD di Carrara e dei Cittadini.

Commissario fa male leggere ogni giorno sulla stampa, come in questo articolo, che il PD di Carrara è nel caos e che Lei lavora per tenere insieme i “cocci”.

Fa male vedere che ogni giorno vengono proposti nomi di candidati sindaci per il PD che invece con il PD non centrano nulla.

Fa male vedere il PD di Carrara strumentalizzato da chi vuol riproporre la stessa ricetta della Passata Amministrazione.

Tutti sappiamo che una linea politica ed un programma VINCENTE erano già stati proposti.

O forse tutto diventa spiegabile con quanto Luca Lotti dichiarò durante i giorni della Leopolda del novembre 2016:

“L’unico lusso che il Pd si può concedere alle prossime amministrative, in Toscana, è perdere il Comune di Carrara”

(http://ricerca.gelocal.it/iltirreno/archivio/iltirreno/2016/11/06/grosseto-document-03.html)

Il PD di Carrara a perdere non ci stà!

CarraraTrePuntoZero

PD di CARRARA – Comunicato 23 febbraio 2017

I Circoli che rappresentano la stragrande maggioranza del PD di Carrara hanno espresso al commissario Anselmi  la loro forte perplessità riguardo al metodo di lavoro adottato. Sconcerta che un Commissario venuto per imporre le elezioni primarie, appena insediato, le abbia accantonate. Se questa scelta verrà confermata non ci stupirebbe se il Commissario venisse a sua volta Commissariato. Appare evidente che il vero motivo del Commissariamento consiste nella volontà del PD Regionale di individuare discrezionalmente il Sindaco di Carrara contro la scelta del PD di Carrara e quindi per motivazioni politiche e non statutarie. Ci pare altresì chiaro, per espressa indicazione del commissario, l’idea di proporre una soluzione amministrativa che vada in continuità con l Amministrazione Zubbani evidentemente considerata di gradimento per i nostri concittadini. I Circoli del PD di Carrara ritengono sia necessario affermare con decisione la volontà di scrivere una nuova agenda politica che si proponga di modificare la linea dell’attuale amministrazione per recuperare il rapporto con i cittadini ormai logora; ritengono altresì che sia inopportuno affidare la scelta del candidato sindaco ad autoreferenziali consultazioni che rispondono soltanto a logiche fiorentine. Si domandano se in questo partito possa avere diritto di cittadinanza chi sostiene che non sia eretico proporre un candidato sindaco NON Renziano almeno dove i Renziani non arrivano a rappresentare il 20% del partito. Nel nostro caso si tratta di garantire il diritto di cittadinanza di una maggioranza.

In questo momento di così grande travaglio del partito Nazionale calpestare in questo modo le autonomie locali solo perché non allineate e succubi nei confronti del PD di Firenze non può che creare sconcerto tra i militanti mettendo a dura prova lo spirito di appartenenza.

Quindi : Le primarie si faranno? La continuità con Zubbani è obbligata? Carrara potrà avere come candidato a sindaco un NON Renziano?

Il PD di Carrara che abbiamo fondato con grande entusiasmo e fiducia, attende che a queste domande venga data risposta dal PD Fiorentino.

 

Il PD di Carrara

O passarot! Chi t’sen?

Commissario Anselmi! Nulla di personale!

“O passarot! Chi t’sen ? ” è un sentimento che si trasmette da iscritto a iscritto, da elettore ad elettore, da cittadino a cittadino ed ogni giorno aumenta e si rafforza in Carrara.

 

O passarot! Chi t’sen? è quella sensazione d’orgoglio che si ribella dentro ogni persona, ogni volta che qualcuno prevarica con prepotenza l’aperta discussione e le libere scelte. 

O passarot! Chi t’sen? è la risposta alla lontananza e dimenticanza che Firenze ha di Carrara e della sua gente quando c’è da dare e come invece vuole imporsi quando c’è da prendere.

O passarot! Chi t’sen? è la risposta alla prepotenza e prevaricazione che il PD Regionale ha fatto al PD di Carrara.

Sei venuto perché non si facevano le primarie di coalizione e ora le Primarie non le fai!

Sei venuto, dici tu, con un ruolo tecnico chiamato dalla vecchia coalizione per far vincere il PD  e invece farai vincere solo un partito diverso dal PD e per difendere gli interessi di un Partito che non è il Tuo.

Sei venuto per smontare una linea politica VINCENTE ma  NON ALLINEATA e hai reso il PD di Carrara ancora più coeso e compatto.

Sei venuto chiamato dal “nuovo che avanza” e ti sei subito dovuto accorgere che invece erano solo gli “avanzi” .

In un scatto di nervosismo ci hai detto: “voi avete un programma, una coalizione e un candidato e non volete trattare!” E ti pare poco?

Tu ce l’hai un programma una coalizione ed un candidato?

Quanto tempo farai ancora passare?

Ogni giorno che passa sarà sempre peggio perché noi avremo sempre più le idee chiare  nei progetti che stiamo elaborando e il seme “O passarot! Chi t’sen?” si trasmetterà  sempre più,  di bocca in bocca, di cervello in cervello e di cuore in cuore!

 

CarraraTrePuntoZero

 

Risultato della Votazione On-Line del Documento Dir.Prov PD

La Direzione Provinciale del Partito Democratico di Massa Carrara ha approvato con 56 voti a favore 8 contrari e 2 astenuti (84,84% di favorevoli)  il documento discusso e redatto al termine dell’ Assemblea del 10 Febbraio 2017

 

DOCUMENTO DIREZIONE PROVINCIALE PD del 10 FEBBRAIO 2017

 

Il Partito Democratico di Massa-Carrara esprime preoccupazione e sconcerto per il commissariamento dell’Unione Comunale di Carrara da parte del Partito Regionale. Riteniamo tale atto profondamente sbagliato sia per l’evidente lesione delle autonomie previste dall’art 12 dello Statuto Nazionale sia dal punto di vista strettamente politico.

 Abbiamo assistito, senza che il partito provinciale sia stato minimamente coinvolto in un’approfondita discussione, ad un commissariamento di una realtà territoriale esclusivamente  per divergenze di linea politica e non per fatti realmente gravi da giustificare tale provvedimento.

 Riteniamo pertanto necessario ribadire la nostra piena condivisione verso il percorso che il partito di Carrara, dentro il mandato della Direzione Provinciale del giugno scorso, ha predisposto in questi mesi in mezzo a grandi difficoltà conseguenza di una forte rottura tra cittadini ed il suo Sindaco, che  pone oggi il PD come unica forza politica in grado di ricucire quello strappo ed impedire che Carrara si ritrovi dentro le dinamiche di un governo 5 stelle come Roma, Livorno ecc.

 Per tali motivi la lacerante divisione causata  dal partito Regionale pone la necessità di comprendere le ragioni di una linea politica, quella fiorentina,  basata sul mantenere a prescindere un rapporto con il Psi, dimenticando che, solo un Partito Democratico che ricostruisce la propria identità a Sinistra e dialoga con le forze sociali e produttive, può rappresentare molte parti della nostra comunità.

 Troviamo oltremodo preoccupante affermare che ai cittadini di Carrara dobbiamo consegnare continuità ad un modo di amministrare che non è più rispondente ai bisogni di una città in profondo mutamento economico e sociale.

 Riteniamo inoltre che nelle analisi fiorentine, supportate a livello locale anche da coloro che terminata la fase di un finto rinnovamento oggi sceglie di fare accordi con chi della parola cambiamento non ne conosce neanche il significato, manchi del tutto di una seria valutazione politica rispetto alle ripercussioni sul prossimo voto lunigianese e sulle future elezioni del Comune di Massa, nonché,  delle possibili conseguenze che tale modo di approcciare i temi della politica può ingenerare nelle nostre comunità.

  Troviamo altresì singolare che chi, a partire da alcuni circoli del territorio carrarese ed altre forze politiche della vecchia coalizione, fino al giorno prima del “commissariamento” invocassero le “Primarie” coma panacea di tutti i mali ed  esempio di lucida democrazia, ed oggi, a commissariamento avvenuto, non ne ravvisino più  la loro imprescindibilità od addirittura la loro utilità.

 Pertanto la Direzione Provinciale dell’Unione Territoriale del PD di Massa-Carrara da mandato al Segretario di rappresentare a tutti i livelli, compresi quelli nazionali, la profonda situazione di crisi politica aperta dal PD Regionale esprimendo  nel contempo piena condivisione della linea politica e della candidatura che gli organismi del PD Carrarese, democraticamente eletti, hanno espresso ribadendo l’impegno a contribuire in ogni modo al raggiungimento degli  obiettivi.

Il Pd e la talpa dell’ultradestra – di Ezio Mauro

Riprendiamo (assieme a qualche ricordo) l’editoriale di Ezio Mauro dal sito di Repubblica che va letto e pesato perché contiene e ben rappresenta tutto il disagio della gente di sinistra nel mondo che è cambiato nei sistemi e nei valori. La sostituzione del “Cittadino globale” che si relaziona con gli altri con “l’individuo spaventato” che trova sicurezza solo dal rapporto con un leader.

Noi non siamo così lucidi come Ezio Mauro, per trovare le parole giuste e descrivere la città che viviamo, ma quando con Andrea e altri abbiamo parlato di TrePuntoZero (-social + socializzazione) avevamo proprio questa sensazione di dover cercare una via nuova, di discontinuità nei metodi e nei rapporti con le persone di Carrara (non solo con l ‘ amministrazione).

Carrara era una città sfinita. Con l’argine destro del Carrione era crollato anche quel limite che tiene a freno gli istinti di rivolta contro l’ altro, contro l’ Amministrazione e la classe dirigente che non da risposte alle proprie preoccupazioni. Con l’alluvione è prevalso, purtroppo giustificato, il “Cittadino spaventato e individualista” sul “Cittadino sociale e solidale”.

Andrea queste sensazioni le aveva avute e ne parlava quando si è dovuto occupare, assieme alla protezione civile del ripristino della normalità e delle misure per rispondere a chi aveva perso tutto. In prima persona se ne è occupato metre altri si dileguavano.

Anche e soprattutto questo dietro le dimissioni, date ad emergenza finita.

C’era bisogno di fare uno scatto in avanti che alle strategie e alle parole sostituisse i progetti ed i fatti.

“un bisogno che diventa idea, si collega ad un interesse legittimo diffuso, riconosce un valore ideale a cui collegarsi, articola tutto questo in proposta e infine lo trasforma in politica, intrecciata di rapporti sociali”.

Così è stato quando la Candidatura è stata proposta davanti a 500 cittadini, quando l’ Assemblea ha scelto a larghissima maggioranza, e così è nei principi e nelle idee che abbiamo messo in discussione sul sito e che stanno producendo risultati nei gruppi di lavoro già attivi.

Così è stato fin quando l’ottusità di un sistema (per di più interno al Partito Democratico) ha voluto imporre linee e interessi di partito prevaricando l’espressione dei delegati e rappresentanti dei cittadini.

Un chiaro sopruso che ha ottenuto in risposta solo  una generale aggregazione e  compattezza e maggior determinazione nel proseguire nella strada scelta contro le decisioni del partito Regionale.

Non sappiamo, cosa sarà di questo partito lunedì prossimo, ma sicuramente nulla cambierà per Carrara ed i suoi bisogni.

E allora non ci rimane che proseguire  per dare risposte ai giovani senza futuro e adulti senza lavoro, per ridare motivazioni ai commercianti, ai precari del turismo,  ai lavoratori della pubblica amministrazione e per dare soluzioni alla richiesta generale di sicurezza (coniugando legalità e umanità)  per completare un programma di diritti e regolamentazioni sociali che rischia di perdere l’ultimo treno.

Carrara TrePuntoZero.

 

Siamo davanti ad una vera e propria emergenza culturale. Sono le basi stesse del pensiero politico fin qui sperimentato che traballano, non solo i partiti e i governi

di EZIO MAURO

DRAMMATICAMENTE, il mondo sta cambiando e la sinistra non riesce a leggere la metamorfosi. Non soltanto perde: questo capita periodicamente e capita a tutti, nell’alternarsi dei cicli politici, e in qualche caso è persino salutare. No, questa volta finisce fuori dal campo, perché sono rapidamente cambiate le regole del gioco e la sinistra non se n’è accorta. All’improvviso, sente mancare politicamente l’aria intorno a sé, e non capisce che dipende dal restringimento del pensiero occidentale e della democrazia liberale, la doppia cornice dentro la quale ha potuto declinare la sua teoria e la sua pratica nell’Europa degli ultimi decenni, riconoscendosi in un patto di civiltà comune con la cultura politica cristiana, con i moderati continentali, con i conservatori della tradizione e della ragione. Un paesaggio democratico che credevamo conquistato per sempre, a garanzia di noi stessi e degli altri. Ma ecco che il sovranismo cambia la geografia emotiva e riduce l’orizzonte internazionalista in cui si muoveva la sinistra.
Una sinistra impegnata a immaginare istituzioni sovranazionali, organismi di composizione dei conflitti secondo il diritto, emancipazioni progressive in nome dell’universalità del principio democratico. E intanto, mentre la sinistra progettava l’ultima utopia di governo mondiale, la nuova talpa dell’ultradestra le scavava il terreno sotto i piedi, aiutata dallo spaesamento della globalizzazione, dall’impoverimento della finanziarizzazione, dall’isolamento della disaffezione che rimpiccioliscono ogni dimensione collettiva a problema individuale: e come tale insolubile.
Il risultato culturale degli Anni Dieci del secolo nuovo è sotto gli occhi di tutti. L’arricchimento si è sostituito alla crescita, l’ingiustizia ha preso il posto della disuguaglianza, il ricco e il povero non si tengono più insieme perché il primo non ha ormai bisogno del secondo, la profezia di Margaret Thatcher si avvera nell’esaurimento del concetto di società, mentre sale il numero degli esclusi, i tagliati fuori: che per la prima volta nel dopoguerra non si sentono più coperti dal privilegio democratico, dunque non riconoscono il valore d’uso della democrazia, convinti che distribuisca oggi i suoi dividendi soltanto tra i garantiti, diventando anch’essa strumento di selezione anziché di inclusione.
Ma se è questo patto di civiltà che sta saltando, siamo davanti ad una vera e propria emergenza culturale. Sono le basi stesse del pensiero politico fin qui sperimentato che traballano, non solo i partiti e i governi. Dagli squarci che la neodestra apre nel principio occidentale, nei valori liberali, emergono le pulsioni trumpiane di razza, pelle, sangue e nazione, riaffiora addirittura la selezione lepeniana dei diritti degli ebrei, mascherata dall’apparente ottusità di una pratica amministrativa “banale”, come un secolo fa. Sono propositi e idee che sembravano inconcepibili fino a ieri e che invece oggi diventano rapidamente politica, destra “realizzata”, nel momento in cui si rompono quelle due cornici ideali che davano al nostro mondo un quadro culturale condiviso. C’è da stupirsi che questa politica fatta carne e sangue, qui ed ora, per me e per i miei simili e nessun altro, possa trovare consenso e adesione? Che possa addirittura produrre egemonia nella sua radicalità egoista?
Il populismo ha esattamente questo effetto pratico, la sostituzione del cittadino globale con l’individuo spaventato, da coltivare nell’illusione di un rapporto diretto con il leader, in una verticalità virtuale fatta solo di pulsioni, sensazioni e vibrazioni di consenso, senza la dimensione orizzontale del rapporto con gli altri attraverso un bisogno che diventa idea, si collega ad un interesse legittimo diffuso, riconosce un valore ideale a cui collegarsi, articola tutto questo in proposta e infine lo trasforma in politica, intrecciata di rapporti sociali. Non siamo più qui.
Nella solitudine repubblicana, nell’impoverimento democratico, nella svalutazione della rappresentanza non c’è più il filo che unisce l’individuale al collettivo e questa solitudine dei numeri primi apre spazi alle paure sovrastanti, alla deriva dell’onda globale, all’insicurezza della marea migratoria, alla minaccia del terrorismo jihadista. Il rinsecchimento progressivo della politica, il suo impoverimento nella corsa alla semplificazione, fa sì che ai leader oggi si chieda poco più che l’impersonificazione delle paure, la loro rappresentazione, vista come un segno di riconoscimento e di condivisione per una cittadinanza dispersa. Il populismo non ha soluzioni, ma ha una forte e continua meccanica di interpretazione e riproduzione degli incubi che abitano gli spazi vuoti della post-democrazia. In questo modo li rimette in circolo arricchiti e autorizzati, funzionando da specchio che fissa l’immagine e la moltiplica, in una riduzione drammatica della politica alla paura.
Nell’altra vera emergenza che avevamo attraversato, il terrorismo, la politica aveva svolto tutt’altra funzione elaborando una teoria dello Stato e una pedagogia civile di massa, con la sinistra che insieme con la cultura cattolica aveva messo in campo le ragioni – magari opposte e senz’altro diverse – per la difesa di una democrazia largamente imperfetta e di istituzioni lontane. Democrazia e istituzioni andavano difese, bisognava salvarle per poi poterle cambiare. Questa è la forza di un pensiero che è arrivato al popolo, come si dice oggi, e in particolare alla classe operaia che riuscì a salvarsi dal contagio. Dunque la politica può produrre cultura e nella cultura consenso, la sinistra (indipendentemente dal suo ruolo: allora era in gran parte all’opposizione) può esercitare nei momenti più critici una funzione di responsabilità nazionale, cui dovrebbero chiamarla la sua storia e la sua tradizione, oltre ai valori ai quali fa riferimento.
Anzi, il futuro possibile per la sinistra, in questa fase, sta probabilmente proprio nella capacità di coniugare la responsabilità con le opportunità residue di emancipazione e di futuro, che pure esistono anche in una congiuntura così sfavorevole. A patto di unire alla responsabilità di governo – che abbiamo sempre chiamato riformismo, per distinguerla dalla pseudosinistra capace solo della feroce gioia distruttiva che dà corpo all’antipolitica – una critica radicale al pensiero unico dominante che ci ha portati dentro la crisi economica, ci sta portando dentro una crisi politica e rischia di portarci dentro una crisi istituzionale.
Una delle ragioni elementari della cavalcata populista, infatti, è nella sensazione lasciata al “forgotten man”, all’esercito degli esclusi e ai cittadini delusi che l’alternativa sia possibile soltanto fuori dal sistema. È un errore capitale. Come se il sistema fosse diventato incapace di generare anticorpi, correzioni, dubbi, e infine di produrre un’obiezione culturale. Quasi che una sovrastruttura di pensiero avesse uniformato e appiattito le grandi culture politiche europee spegnendo i loro caratteri distintivi fino a renderle apparentemente indistinguibili. Trasmettendo così l’idea di un blocco indifferenziato di comando e di potere – l’indistinto democratico – impermeabile nella sua autoconservazione, capace di riprodursi per cooptazione ma non di rigenerarsi pubblicamente. Con il deperimento dell’energia culturale dei due poli della tradizione democratica, il conservatore e il progressista, che nell’assimilazione reciproca vedono impoverirsi le loro idee-forza, che sono naturalmente la libertà e l’emancipazione.
Se è così, c’è nientemeno che da ridefinire il concetto di sinistra, per salvarlo, mentre il pensiero conservatore è addirittura colpito al cuore dal virus trionfante dell’ultradestra, e deve recuperare lo spazio di una cultura di governo moderata. La sinistra non può che partire dal lavoro, come strumento di cittadinanza, di realizzazione, di integrazione, ma soprattutto di libertà, perché non c’è libertà politica possibile senza la libertà materiale. I diritti e i valori cui la sinistra si riferisce vanno ormai declinati nella materialità della crisi e nel suo cambio di gerarchia delle necessità. Perché ad esempio lasciare alla disumanità propagandista dell’ultradestra il tema della sicurezza che agita la parte più debole ed esposta della popolazione, gli anziani, gli abitanti delle periferie e dei piccoli centri? Perché, quando la sinistra potrebbe rispondere democraticamente al bisogno di controllo e di tutela con una politica di governo che salvi insieme la sicurezza e la civiltà italiana dei nostri padri e delle nostre madri?
Non si tratta di competere soltanto per il governo, come avviene in tempi normali: oggi si compete anche e soprattutto per salvare il pensiero democratico-liberale e il disegno della civiltà occidentale. Se la scala è questa, la discussione interna al Pd è inadeguata rispetto alle responsabilità che competono alla sinistra, e al suo sentimento.
Chi di fronte a questa responsabilità – che è anche un’occasione politica straordinaria – parla di scissione, o spinge gli altri a farla, tradisce le speranze che proprio dieci anni fa accompagnarono la nascita di quell’incompiuta che si chiama Pd: si comportano come fosse roba loro, mentre invece appartiene al popolo della sinistra, che nonostante tutto esiste.

 

Turismo del Monte

Ho letto stamani sulla stampa le considerazioni di Davide Bruni di Articolo primo “Turismo del monte : la ricetta della ripresa” L’analisi è molto interessante. Non proprio originale #ilmarmo oltre il marmo …ma cmq valida… Visto l’elenco che fa delle cose che non vanno, a me sembra però un filmino in contraddizione con la posizione del suo partito/movimento impegnato sul fronte della continuità amministrativa. Credo che su questo debba convenire anche il mio amico Marchini, impegnato sullo stesso fronte, che su “liberamente” disquisiva con prosa elegante, anche se un po’ perfida sulle contraddizioni che, a suo dire, mostra il PD carrarese invocando discontinuità. Per finire, prima che qualcuno mi faccia notare che il motivo del contendere non è la questione amministrativa ma sono le primarie che il PD non ha voluto….lasciatemi dire che nello schieramento COMMISSARIO ANSELMI, PSI, PRI, ARTICOLO 1 le primarie non le vuole nessuno… Enrico Spediacci a parte… E il casting per il candidato sindaco messo in piedi in questi giorni ,con risultati a dir poco sconfortanti , è lì sotto gli occhi di tutti… Anche di chi non vuol vedere….

Anselmi. Stai sereno!

Riportiamo l’intervista di Raffele Parrini.

“Il Commissario si è incamminato sulla stessa linea già scelta da noi”

“Queste elezioni vogliamo vincerle e se qualcuno da Firenze vuole perderle non troverà la nostra collaborazione!”

 

Bugliani, obbligato, interviene …

Per par condicio pubblichiamo anche il suo intervento.

Chi ha 3 minuti e mezzo da perdere, lo può guardare.

Non viene detto assolutamente niente.

Nel proseguimento ha più volte affermato che il problema a Carrara riguarda solo ed esclusivamente le regole e le procedure.

Ma allora anche lui è d’accordo con la LINEA POLITICA fatta di discontinuità con l’amministrazione precedente e di sostegno alle scelte autonome del PD di Carrara?

 

 

11 febbraio Assemblea Provinciale PD – Barra a Dritta

L’ Assemblea Provinciale esprime solidarietà al PD comunale di Carrara commissariato e ribadisce con forza che la lotta di Carrara e le preoccupazioni di Carrara sono le stesse di tutti gli altri comuni della Provincia.

L’autonomia territoriale è un valore fondante del Partito Democratico.

Teniamo la Barra a Dritta senza cedimenti per Carrara per la Provincia e per il PD.

DOCUMENTO DIREZIONE PROVINCIALE PD 10 febbraio 2017

Di seguito il video di parte dell’intervento di Vannucci che si è tolto qualche sassolino dalle scarpe.

 

Le Indecisioni di Dario Parrini