LA PESTE

Scoppiata nel 2017 fu il culmine di una serie incredibile di avvenimenti assai poco piacevoli accaduti in quegli anni nel PD. Infatti precedentemente c’erano stati la crisi economica che aveva generato malcontento e voglia di cambiamento, e poi c’era stata la guerra per la successione al Comune di Carrara e Massa. E proprio questa guerra è stata la causa di questa epidemia.
Infatti Don Rodrigo il Fiorentino aveva assoldato per vincere la guerra, e sottomettere  Carrara e Massa, un famoso esercito di mercenari, i LAnzichenecchi (che noi rinomineremo modificando la prima nota) , soldati, e comandanti commissari che godevano di una pessima fama, visto che dove passavano portavano distruzione, e, spesso e volentieri, gravi malattie. I Renzichenecchi, uniti  solo dal desiderio di rottamare l’esistente per sostituirsi nei posti di comando, si rivelarono una autentica sciagura. Privi di qualsiasi competenza e autorevolezza sul territorio la loro azione si risolse solo nel tagliare tutti i legami tra chi li aveva mandati e il territorio e il popolo del quale cercavano il consenso.

FURONO LA PREVARICAZIONE E LA PREPOTENZA A CAUSARE LA PESTE

 I Renzichenecchi per arrivare a Massa dovettero prima passare da Carrara, e la lasciarono depredata e sempre più impoverita in mano a primitive orde dal simbolo pentastellato. Questa tremenda malattia all’ inizio non venne tenuta in considerazione, ma quando ci si rese conto che aveva causato la fine del Pd di Carrara,  tanti cittadini cominciarono a chiedersi che qualcosa non andava per il verso giusto. 

Don Rodrigo la classificò come una normale “febbre”, quasi una cosa da niente, una ridicola “congrega anarchica”.
Eppure la peste aveva attecchito in Toscana: a Livorno e poi a Arezzo, Grosseto Sansepolcro, Montevarchi, Viareggio, Anghiari, addirittura a Cascina e a Sesto Fiorentino e poi Pistoia e Carrara, aiutata dalle scarse condizioni di trasparenza e democrazia e dalla carestia di idee e contenuti. Sparirono così moltissimi sostenitori, e alla fine ci si convinse, sbagliando, a prendere decisioni sempre più autoritarie anziché rispettose e rispettabili. Le Commissioni di Garanzia (del Granducato di Toscana), pensando di sconfiggerla, intervenirono pesantemente nella gestione delle  processioni e dei riti Congressuali, ottenendo però effetto contrario a quello previsto: infatti, coinvolgendo impropriamente tutta quella gente, contagiata e no, informata e no (alcuni anche a loro insaputa), si allargò l’epidemia, e anche Massa fu in preda alla peste.

Non c’ era medicina per la peste: chi gli si opponeva o veniva espulso oppure nel migliore dei casi sospeso.  Nella stragrande maggioranza dei casi, però, a rimanerci secco era solo il PD. Il contagio si estese: alla Sicilia. Una strage di queste dimensioni non si era mai vista, impossibile minimizzarla e considerarla come un fatto già scontato e previsto. In Sicilia a morire non fu solo il consenso numerico, ma a scomparire, non solo nell’isola ma in tutta la penisola, fu proprio il senso di cittadinanza e di appartenenza dentro il PD.

NON SOLO NON SI ERA PIU’ GOVERNO MA NEMMENO OPPOSIZIONE!

Dopo 10 anni si era tornati all’ inizio: ad essere Il NULLA!

 

 

L’epilogo

La malattia, incomprensibile per gli “scienziati” del tempo, suscitò reazioni irrazionali.

Vennero  istituiti degli ospedali, i lazzaretti, dove si tentava di curare i malati terminali, e un corpo speciale di figure istituzionali ormai immuni alla peste, perchè dopo averla contratta per diverso tempo ne erano ormai assimilati,  detti “monatti”, che venivano comprati e pagati per portar via i corpi dalle case e dai circoli e seppellirli in fosse comuni. Costoro, però, spesso si approfittavano della loro autorità, e derubavano le case dei morti. Per questo motivo erano visti male dai cittadini.

Si temette che la peste venisse diffusa da emissari del nemico, i cosiddetti untori.

La peste mietè vittime a migliaia soprattutto a sinistra. Venne istituito il Lazzaretto, affidato ai Cappuccini.

Don Rodrigo si ammalò. Renzo (al singolare)  ritenuto che la situazione di Milano rendesse impossibile il suo ricordo, raggiunse la città in cerca di Lucia.

Renzo (al singolare) venne scambiato per un untore, ma si salvò arrivando al Lazzaretto.

Renzo (al singolare)  nel Lazzaretto trova padre Cristoforo, tornato per assistere gli appestati, che gli mostra don Rodrigo morente, esortandolo al perdono.

Renzo (al singolare)  ritrova Lucia, e padre Cristoforo la scioglie dal voto: ora si può sposare.

Lucia deve restare al Lazzaretto per la quarantena. Renzo (al singolare)  esce per predisporre ogni cosa.

Saputo che don Rodrigo era morto, –  morti anche padre Cristoforo e donna Prassede – don Abbondio, non vedendo più nemici intorno a lui, torno a essere quello che aveva sempre saputo di essere: un semplice curato  di periferia e  si adeguò a celebrare le nozze.

La Monaca di Monza fu condannata al carcere a vita e murata viva in una cella. Gli Azzeccagarbugli si fecero una nuova legge (elettorale) ad hoc e, un pò di qua e un pò di là, rimasero a galla anche questa volta .

Gli sposi però andarono a vivere a Bergamo, dove si daranno all’attività della seta comprando un filatoio.

Del PD se ne perse la memoria.

 

 

CarraraTrePuntoZero

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